“Raccontandoci un po’ di mondo” è stato il tema al quanto suggestivo ed emozionante della conversazione con Carlo Bragagnolo promosso dal Fotoclub alla “Serata con l’autore”.
L’approccio con Bragagnolo è avvenuto quasi casualmente, quando un gruppo del Fotoclub ha visitato nel marzo scorso la sua personale “Linee-Corpo, ombra e luce” alla Gran Guardia nel capoluogo polesano.
E così è nata subito un’amicizia, personale e artistica nella condivisione della passione per la fotografia. Subito è scattato l’invito per un incontro svoltosi di recente nella sede dell’associazione.
La serata è iniziata con il ricordo di un viaggio in Uganda per por tare, via terra, un’ambulanza ad “un amico medico” . Complessi i problemi organizzativi, si era all’inizio degli anni Settanta, pochi i finanziamenti ma tanto lo spirito di avventura. “In Ciad – ricorda Bragagnolo – l’incontro con un esponente dell’Onu che mi ha commissionato un documentario per le Nazioni Unite, successivamente premiato a Vancouver, in Canada”.
L’esperienza di fotografo è continuata, una volta rientrato in Italia, con collaborazioni per la tv di Capodistria, Rai International e diverse agenzie internazionali. Le immagini proiettate al club sono state ottenute durante le pause delle lavorazioni dei documentari realizzati in Africa, Nepal, Tibet, India himalaiana. Con la descrizione delle immagini, sono affiorati aneddoti di vita sia dei personaggi ritratti che dell’autore. “Monsieur Carlo”, il saluto di un uomo ritratto da ragazzo : “Il bambino con il grande cappello”. Immagini realizzate, tiene a precisare l’autore, “solo dopo un dialogo con le persone incontrate, spesso mentre facevano girare l’immancabile ruota delle preghiere in Nepal o Tibet o attendevano di sottoposi al rituale dello sciamano per propiziare la futura vita coniugale, o in Sudan del Sud”. E ancora: “La vita sulla strada, nell’Afghanistan degli anni Settanta, le donne con il burka, inizialmente utilizzato dalle donne di corte per non essere riconosciute tra il pubblico e successivamente divenuto strumento di discriminazione verso la componente femminile della società”.
Bragagnolo ha sottolineato come diversi suoi scatti siano stati richiesti dalle diverse etnie incontrate per documentare riti cerimoniali o consueti momenti di vita: figure di donne austere ma rassegnate, uomini con acconciature particolari per un matrimonio.
Non sono mancate le domande tecniche .
Così l’ospite ha raccontato come “la pellicola usata venisse spesso alterata, sia nell’esposizione che nello sviluppo per soggetti in movimento o con scarsa illuminazione. E ciò non solo per foto scattate in giro per il mondo ma anche, successivamente, per la danza in teatro”.
Da ultime sono state presentate da Carlo Bragagnolo proprio le foto oggetto della mostra a Rovigo: particolari di corpi di donna illuminati con “una lama di luce” per evidenziarne l’armonia nelle forme.
Soddisfatti gli intervenuti e soprattutto il presidente, Michele Stoppa, che ha omaggiato l’ospite con un volume di una delle rassegne teatrali realizzate al Comunale dai Soci.